Il marchio “TUC” è famoso in tutto il mondo, in quanto identifica un particolare tipo di cracker dolce-salato, dalla forma ottagonale irregolare, che, da tanti anni, viene commercializzato in moltissimi Paesi. Il brand in parola, che, soprattutto negli ultimi tempi, contraddistingue anche altri prodotti salati da forno (sfoglie, crisp e, appunto, bake rolls), appartiene all’ampio portafoglio della multinazionale americana Mondelēz, la quale è attiva nell’àmbito alimentare con numerosi altri marchi, tra cui: Cȏte d’Or, Halls, Oreo, Philadelphia, Ritz, Toblerone e Vitasnella. Di sua proprietà è anche il brand Saiwa, che, com’è noto, contrassegna una storica azienda di origine genovese, specializzata nella fabbricazione di biscotti, cracker e patatine, la quale cura pure la produzione italiana degli articoli a marchio TUC, che vengono appunto realizzati nel suo stabilimento di Capriata d’Orba, in provincia di Alessandria.
Le bake rolls sono l’ultimo arrivo in casa TUC; il loro lancio sul mercato è avvenuto alcuni mesi or sono (in realtà, in altri Paesi Mondelēz le commercializza già da anni, utilizzando, però, il marchio “7Days”). Si tratta di chips di pane cotte al forno, a forma di rotella, che, al momento, sono disponibili in 4 diversi gusti: “Pomodoro & Olive”, “Pizza”, “Sour Cream & Onion” e “Original”, per il quale io ho optato. Sono commercializzate esclusivamente nel formato da 150 g, il cui packaging è rappresentato da un sacchetto ad uso alimentare, come rivela il simbolo “bicchiere e forchetta” appostovi, che attesta il rispetto del Regolamento (CE) n. 1935/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio. Si tratta, nello specifico, di un imballaggio di tipo “flowpack” o “flow-wrap”, ovvero un film di polipropilene metallizzato, saldato da una macchina confezionatrice orizzontale attorno al prodotto. Questo tipo di confezionamento, molto semplice da aprire (non richiede l’impiego delle forbici; basta agire sui settori opportunamente segnalati), non offre un’efficace protezione contro gli urti, però assicura una chiusura ermetica. Scherma, infatti, validamente ossigeno, gas, luce, umidità e altri agenti esterni potenzialmente contaminanti; ciò significa che limita fortemente la deperibilità degli ingredienti dell’alimento contenuto, favorendo, quindi, un’ottima e lunga conservazione delle sue caratteristiche nutritive e organolettiche. Merito, questo, pure della sigillatura sottovuoto e del confezionamento in atmosfera modificata (o protettiva), che concorrono ad estendere il periodo di conservazione (la c.d. “shelf life”), contrastando, nei limiti del possibile, le inesorabili alterazioni chimiche, fisiche, microbiologiche, sensoriali e strutturali. A conforto della validità dell’imballaggio, posso dire che al suo interno non ho registrato né la presenza di aria, né di umidità, che sono i principali artefici di contaminazione e rapida degradazione dei cibi. Va, tra l’altro, sottolineato che l’azione protettiva persiste pure dopo l’apertura dell’incarto; è necessario, però, munirsi di un pezzo di scotch o di un’apposita clip, in quanto, diversamente da altri brand, sul retro della confezione non troviamo il classico nastro adesivo riposizionabile, da staccare e applicare alla sua estremità per permetterne la richiusura “stagna”.
Questo packaging ha anche il pregio di essere altamente sostenibile, visto che è composto da materiale facilmente riciclabile. Consultando il sito web del fabbricante, emerge, in effetti, una sua particolare attenzione per la tematica ecologica (soprattutto per la protezione del suolo, per la tutela della biodiversità, ecc.), testimoniata dall’utilizzo di fonti energetiche alternative e da un impegno costante alla riduzione dei consumi e delle emissioni di anidride carbonica, che tende, tra l’altro, a compensare, promuovendo vari progetti per lo sviluppo delle energie rinnovabili in diverse parti del mondo.
2️⃣ L’ETICHETTATURA.⚠
L’etichettatura in lingua italiana risulta chiara ed esauriente; il consumatore trova tutte le informazioni, non solo nutrizionali, di cui ha bisogno per addivenire ad un acquisto oculato; riguardo ad esse, per motivi di brevità, rinvio prevalentemente alle foto che ho accluso. Nelle righe che seguono circoscriverò, quindi, la mia analisi ad alcuni dati salienti, che ritengo possano aiutare il potenziale acquirente a comprendere se l’articolo risponda o meno ai suoi gusti e alle sue esigenze alimentari.
Questi “crostini cotti al forno con un pizzico di sale” (questa è la dicitura riportata sulla confezione) si caratterizzano per la loro ricetta estremamente semplice, rappresentata da un impasto a base di: farina di grano, olio di semi di girasole (13%), zucchero, sale (1,5%), lievito, farina di fagioli, emulsionante (stearoil-2-lattilato di sodio), agenti di trattamento della farina (acido ascorbico ed L-cisteina) e amido di grano. Al contrario di quanto avviene per i cracker TUC (prodotti con grano integralmente italiano), sul sacchetto non vengono specificati l’origine e il luogo di molitura del cereale utilizzato per la realizzazione della farina impiegata.
L’apporto calorico per 100 g di prodotto è di 441 kcal (grassi: 14,5 g, dei quali appena 1,6 g sono di acidi grassi saturi; carboidrati: 62,0 g, di cui solo 4,0 g di zuccheri; proteine: 14,0 g; fibre: 3,2 g; sale: 1,5 g).
Viene segnalata la possibile presenza, in tracce, di frutta a guscio, latte, sedano, semi di sesamo e uova, i quali, al pari degli ingredienti evidenziati in grassetto (grano), possono provocare, in persone sensibili, allergie e intolleranze, che, fortunatamente😥, a casa mia nessuno ha registrato. Mancano, invece, chiarimenti in merito alla compatibilità con i vari regimi alimentari (vegano, vegetariano, kosher, halal, ecc.).
La produzione, come anticipato in apertura, avviene nello stabilimento Saiwa di Capriata d’Orba (AL), il quale si fregia di numerose validazioni, rilasciate da un ente indipendente di caratura internazionale, noto per i suoi affidabili servizi di ispezione, verifica, analisi e certificazione. Tra queste asseverazioni, vale la pena di ricordare: la “UNI EN ISO 9001/2008”, la “BRC” e la “IFS”, le quali, nel complesso, sono prodromiche dell’adozione di un sistema per la gestione dei rischi da contaminanti chimici, biologici, microbiologici e fisici. Questa metodologia operativa, con la quale vengono definiti e monitorati i punti critici di controllo del processo produttivo (i c.d. “CCP”, fondamentali per garantire la sicurezza dei prodotti alimentari), affianca, inoltre, un “Sistema di Gestione Integrato Sicurezza, Ambiente ed Energia”, che è conforme rispettivamente alle norme “UNI ISO 45001” (in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro), “UNI EN ISO 14001” (in materia ambientale) e “UNI EN ISO 50001” (in materia di gestione energetica). Non potendo soffermarmi, per le anzidette ragioni di economia testuale, sulle validazioni sinora menzionate, rimarco solamente che esse presuppongono una serie di stringenti controlli fisici, chimici, bio-chimici e organolettici, per cui sono foriere di alta qualità, igiene e sicurezza alimentare, alle quali contribuisce anche l’accurato sistema di tracciabilità, utilizzato dall’azienda per monitorare costantemente la catena di fornitura, al fine anche di assodare il rispetto dei principî di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
L’incarto riporta in modo ben visibile il lotto di produzione e il c.d. “termine minimo di conservazione” (o “TMC”), il quale, preceduto dalla solita formula “da consumarsi preferibilmente entro”, è collocato sufficientemente avanti nel tempo (circa 11 mesi rispetto al momento della consegna) ed è di poco successivo a quello della produzione (la c.d. “shelf life” o “vita da scaffale” è, infatti, di 12 mesi). Ricordo a me stesso che il “TMC” rappresenta la soglia temporale fino alla quale l’alimento mantiene intatte le sue proprietà, se conservato correttamente. Superato tale termine, non diventa pericoloso per la salute; sarà ancora possibile consumarlo, ma le sue qualità organolettiche inizieranno a subire una progressiva flessione. Non viene, invece, indicato un c.d. “PAO” (“period after opening”), ossia un torno di tempo entro il quale consumare i biscotti, una volta aperta la confezione; l’importante, come suggerisce lo stesso produttore, è conservarle in un luogo fresco e asciutto, lontano da fonti di calore🥵.
Completa l’etichettatura l’indicazione del quantitativo contenuto, che, come anticipato, è di 150 g; tale valore ponderale è affiancato dalla “℮”, che rappresenta il c.d. “simbolo di stima”, il quale certifica che il divario tra la quantità effettiva contenuta nella confezione e quella nominale riportata in etichetta non eccede i limiti fissati dalla normativa dell’Unione Europea. Nella confezione ci sono 3️⃣0️⃣ bake rolls, sufficienti, secondo il produttore, per la realizzazione di 5 porzioni da 30 g, ognuna composta da 6 elementi😲.
3️⃣ LE BAKE ROLLS.🥯
Queste chips di pane hanno la forma di una rotella; sono, infatti, circolari e recano un buco centrale. Il loro diametro è mediamente di 59,0 mm, lo spessore di 4,4 mm e il peso di circa 5 g. Di colore giallo paglierino, sono caratterizzate da un’appetitosa doratura, prodromica di un buon grado di cottura, testimoniato anche da quell’appetitosa croccantezza, sulla quale torneremo tra breve.
Nonostante la buona consistenza del prodotto, la gran parte dei 30 pezzi contenuti all’interno della confezione recapitatami sono risultati frantumati; verosimilmente, il trasporto è stato un “tantino” travagliato💥🚚. A tal riguardo, mi permetto di rilevare che questo problema, piuttosto ricorrente per numerosi generi alimentari acquistati al di fuori dalla sezione “Fresh”, sarebbe facilmente risolvibile con un migliore imballaggio da parte di Amazon😡, che dovrebbe irrobustire in modo adeguato l’incarto originario, il quale, adatto alla vendita su scaffale, è palesemente inidoneo alla spedizione del singolo pacco da 150 g. Quest’ultimo, nello specifico, mi è stato recapitato all’interno di una busta morbida di carta, priva di qualsiasi imbottitura interna, per cui era facilmente prevedibile come sarebbe giunto a destinazione il suo contenuto🤔 (per le immagini allegate alla recensione mi sono servito di uno dei pochissimi esemplari totalmente integri, che è stato piuttosto difficile reperire🧐).
Come è mio solito fare quando devo valutare attentamente un nuovo prodotto, anche stavolta, prima di procedere all’assaggio, ho bevuto un bicchiere d’acqua naturale, così da rimuovere dalle papille gustative gli eventuali residui, che potessero compromettere la corretta percezione dei sapori. Devo dire che, già all’apertura l’incarto, si percepisce un’inebriante fragranza, che è sintomatica, oltre che dell’ottima coniugazione di ingredienti, dell’ineffabile sapore che sta per avvolgere il palato, il quale, in questo modo, viene preparato a quello “shock estatico”, che subirà di lì a breve.
Va, innanzitutto, ribadito che, a dispetto della loro leggera struttura, queste “rolls” sono abbastanza consistenti, soprattutto perché l’impasto è perfettamente “incordato”. Hanno, in effetti, poca tendenza a sbriciolarsi ed è difficile che si spezzino nell’atto di spalmarci sopra del formaggio fresco o qualche altra deliziosa preparazione cremosa (anche se molto densa). Sono piuttosto croccanti (come si suol dire, “scrocchiano sotto i denti che è una meraviglia”😋), ma, al tempo stesso, grazie al processo di lievitazione sufficientemente lungo, risultano particolarmente friabili.
Si sciolgono bene in bocca con un gusto alquanto delicato, in cui il sapore dell’olio di girasole e quello del sale sono del giusto tenore e si combinano ottimamente, non solo tra loro, ma anche con gli altri ingredienti succitati, che risultano profumati e gradevoli. Quest’armoniosa miscellanea di gusti e odori le rende estremamente abbinabili, donandogli una versatilità, che, a mio giudizio, è equivalente a quella di un grissino tradizionale. Con la loro salatura non eccessiva hanno un impiego sovrapponibile a quello del pane, rispetto al quale sono senz’altro più sfiziose😋, risultando, comunque, leggere e ben digeribili😊. Possono essere mangiate da sole oppure utilizzate con salumi, formaggi (freschi o stagionati), insalate, creme, salse e molti altri alimenti anche dolci. La loro poliedricità permette, quindi, di dare ampio sfogo alla propria inventiva gastronomica, che trova un valido alleato nelle ricette presenti sul sito web di TUC.
4️⃣ LE CONSIDERAZIONI FINALI🤔👨🏽💻
Le argomentazioni dedotte nelle righe che precedono e le conseguenti considerazioni sviluppate mi portano ad esprimere un giudizio complessivamente positivo sulla qualità e sulla gradevolezza del prodotto, da cui discende una valutazione di congruità riguardo al prezzo di 1,25 euro, al quale viene attualmente venduta la confezione da 150 g, sufficiente (almeno secondo il produttore😉) per la realizzazione di 5 pozioni dal costo unitario di 25 cent. Tale importo, sulla base di un’accurata analisi comparativa, estesa pure alle offerte presenti nelle ultime settimane sui volantini della “GDO”🛒, si rivela anche abbastanza competitivo🤑; soprattutto, se si tiene conto che non stiamo parlando di un formato “scorta”😉.